NOTA STAMPA 31 OTTOBRE
Donini e il "Milionesimo Accesso": è così che si misura il successo della sanità in Emilia-Romagna?
In un’intervista rilasciata ieri, l’Assessore uscente Donini ha celebrato il numero di accessi ai Centri di Assistenza Urgente (CAU) come un grande successo, quasi paragonandolo alla simbolica cifra del "milionesimo cliente" che entra in un grande store americano, pronto per essere celebrato. Ma viene da chiedersi: cosa festeggiamo realmente? Ci aspettiamo forse premi o trofei per il numero di persone che, per via degli altri servizi con problemi non corretti dalle politiche regionali, si rivolgono ai CAU?
I numeri dei CAU sono certificazione di un fallimento gestionale e organizzativo
Questo fenomeno è preoccupante e paradossale per un sistema sanitario che dovrebbe puntare alla prevenzione e alla gestione integrata della salute sul territorio. Il numero di accessi ai CAU non è certo un "successo" da vantare: è piuttosto la testimonianza di una risposta rattoppata a una necessaria e mancata riorganizzazione delle cure primarie e del sistema di emergenza-urgenza. In un servizio sanitario degno di tale nome, non si celebra l'aumento di accessi, così come non ci si vanterebbe mai di un sovraffollamento al pronto soccorso o di un aumento delle consultazioni psichiatriche o dei pazienti oncologici.
Un modello che manca di visione e risorse
Questi numeri sono la prova concreta di una gestione che, invece di investire nei servizi ordinari per correggerli e potenziarli adeguandoli ai tempi, ha preferito tamponare l'emergenza senza risolvere nulla nel profondo. La comunicazione pubblica costruita attorno a un presunto successo del modello CAU assomiglia più a una trovata pubblicitaria che a una strategia sanitaria: il sistema sanitario regionale merita ben altro.
Proposte per una sanità più efficace e vicina ai cittadini
È tempo di ripensare a fondo l’organizzazione delle Cure Primarie, ascoltando e collaborando con i professionisti del settore. La Regione Emilia-Romagna deve aprire un dialogo serio e strutturato con medici e infermieri e tutti gli operatori, aggiornando le regole ferme dal 2006, quasi 20 anni, e dotando i professionisti degli strumenti necessari per lavorare al meglio secondo standard condivisi e attuali. Questo è cruciale per rispondere alle esigenze di una popolazione che è profondamente cambiata rispetto a 30 anni fa.
Per quanto riguarda i Pronto Soccorso, occorre aggiornare le dotazioni organiche, tenendo conto non solo del volume di attività ma anche della complessità dei casi da gestire. La sanità del 2025 inoltre, non può più offrire al personale un approccio contrattuale "taglia unica": è necessario valorizzare le competenze e le aspirazioni dei singoli medici e degli infermieri, in base alle loro esigenze, rendendo più attrattivo il sistema sanitario e quello d’emergenza in particolare. Sotto questo profilo diversi strumenti non sono stati usati, si pretende di usare contratti di lavoro oramai fuori dal mercato del lavoro. Serve maggior ingegno e convergenza sui bisogni dei professionisti non solo in termini economici ma anche di flessibilità.
I CAU vanno trasformati per rispondere davvero alle esigenze della popolazione
Infine, una riforma profonda dei CAU è necessaria. Quelli ospedalieri, in particolare, devono essere ritrasformati in Punti di Primo Intervento, con personale del settore emergenza-urgenza, eliminando così ambiguità che creano disorientamento nella popolazione. Questo approccio permetterebbe di ridurre i rischi e garantire ai cittadini risposte sanitarie più appropriate e tempestive.
Il futuro della sanità regionale non può passare per celebrazioni di numeri senz’anima. Servono interventi strutturali e un cambio di visione che metta davvero al centro i bisogni dei cittadini e il benessere dei professionisti e non la “pubblicità NON certo progresso”
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